La tradizione epigrafica casciana e don Marco Franceschini (1763-1836): appunti d'archivio
La tradizione epigrafica casciana
e don Marco Franceschini (1763-1836):
appunti d'archivio
Romano Cordella - Nicola Criniti
"Ager Veleias", 9.11 (2014) [www.veleia.it]
L'interesse per le iscrizioni di Cascia (PG) è sempre stato scarso, in tutti i sensi: anche l'insuperato maestro dell'epigrafia latina, Theodor Mommsen, che pure visitò il Nursino-Casciano nel 1878 e si avvalse di ottimi collaboratori, si fece sfuggire l'occasione d'incrementare in modo significativo il magro corpus casciano da lui raccolto nel Corpus Inscriptionum Latinarum IX (1883): in tutto, appena 14 tituli, due dei quali da espungere perché pertinenti a Sant'Anatòlia di Narco e non a Sant'Anatòlia di Cascia.
Dieci anni dopo la rapida visita del grande storico prussiano in Valnerina, fu lo spoletino Giuseppe Sordini – che aveva ricevuto nel 1889 dal Ministero della Pubblica Istruzione l'incarico di raccogliere e pubblicare le epigrafi di Cascia – a sanare la vistosa lacuna: e nel 1893 pubblicava, nelle "Notizie degli Scavi di Antichità", le iscrizioni ignorate da CIL IX. Con scarsa fortuna, bisogna dire, visto che "L'Année épigraphique" del 1894 ne segnalò laconicamente a p. 33 solo il nr. 35.
Lo studioso spoletino, è bene ricordare, aveva in ogni caso desunto i suoi testi e il loro ordinamento – grazie alla liberalità del pronipote Francesco Franceschini – in massima parte dal manoscritto di don Marco Franceschini, arciprete della collegiata di Santa Maria a Cascia, Raccolta delle lapidi esistenti in Cascia e nel suo territorio (1810), conservato a Cascia nel Palazzo Franceschini presso gli eredi, e da noi regestato: prima dell'onesto ed entusiasta storico casciano, cui è dedicato questo lavoro, in effetti, si contano sulle dita di una mano le lapidi indigene registrate dagli 'antiquari' del tempo.
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