La produzione fittile veleiate: sintesi documentaria. Nicola Criniti
La produzione fittile veleiate:
sintesi documentaria.
Nicola Criniti
["Ager Veleias", 7.04 (2012)]
I lateres coctiles, i mattoni con bollo – che si datano, per la presenza della coppia consolare, dall'ultima età repubblicana alla prima età imperiale – cotti in fabbriche locali, sono ben attestati a Veleia: le tegulae dell'officina dei Naevii in particolare sono diffuse in età tardorepubblicana in tutta l'Emilia occidentale. Quelle del I sec. a.C. vennero identificate appunto come tegulae delle «figlinae quae dicuntur Veleiates» da Theodor Mommsen e Attilio Degrassi: o forse, più prudentemente e certo più opportunamente, «tegulae agrorum Placentini Veleiatis Parmensis».
Ben nota e risaputa, in effetti, è la difficoltà di individuare e precisare l'esatta provenienza di alcuni reperti, per l'incontrollabilità di diversi dati, anzitutto dove e come realmente si fosse formata la raccolta delle tegulae 'veleiati', in buona parte messa insieme nei primi decenni del XIX sec. dal poliedrico canonico di Fiorenzuola d'Arda Francesco Nicolli, che aveva acquisito anche il corpus fittile di un altro appassionato 'veleiate', il vicario generale di Piacenza Vincenzo Benedetto Bissi, confluite nel Ducale Museo d'Antichità nel 1835.
Dei materiali èditi è sempre opportuno, in ogni caso, prendere in considerazione solo quelli espressamente segnalati dagli scopritori / collezionisti come rinvenuti o riferiti, più o meno a ragione, al Veleiate. Molti sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Parma (ma, come tanti altri manufatti veleiati, non sono per lo più visibili), alcuni all'Antiquarium di Veleia. Degli inediti, purtroppo, non si può dire molto, anche se sono note, ma non sempre pubblicate, scoperte di fittili bollati
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