Veleia e ager Veleias nel 1805 / 1806: storia e memoria di Daniele Fava
Veleia e ager Veleias nel 1805 / 1806:
storia e memoria
Daniele Fava
"Ager Veleias", 18.03 (2023) [www.veleia.it]
Due "racconti" diversamente interessanti la storia e la tradizione del Veleiate ai primi dell'Ottocento.
Nel primo, il sessantatreenne Antonio Boccia, capitano del Reggimento delle Guardie Valloni, ricevuto nel 1804 un incarico esplorativo nell'ex-Ducato Parmense per iniziativa di Médéric-Louis-Élie Moreau de Saint-Méry – administrateur général napoleonico di Parma, Piacenza e Guastalla, che intendeva raccogliere dati e notizie per la stesura e successiva pubblicazione di una Descrizione di tutto il Ducato –, racconta la lunga e faticosa ricognizione nell'Appennino parmense, iniziata nel giugno 1804 e conclusasi nell'autunno dello stesso anno, e nell'Appennino piacentino, tra il 14 maggio e il 1 settembre del 1805.
Nel suo Viaggio ai monti di Piacenza, del 1805, scrive a proposito dell'ager Veleias: «Tutto ciò ch’era metallo era barbaramente fatto in pezzi e fuso e mi si spezza il cuore qualor rifletto ai preziosi monumenti, che si sono in tal guisa perduti [in Veleia]». In questo contributo viene ripresentato – pro memoria – il resoconto dell'ormai anziano viaggiatore, amaro quanto dettagliato, ricco altresì di informazioni inedite, quanto per lo più incontrollabili, sulla storia e sulla fortuna degli scavi veleiati.
Il secondo appartiene al trentenne uomo politico parmigiano Giovanni Mariotti, che si firma come «segretario del Club Alpino Italiano, sezione dell'Enza», ma che era soprattutto archeologo preistorico, direttore del R. Museo d'Antichità di Parma e degli scavi di Veleia (lo sarà per più di mezzo secolo, dal 1875 al 1933).
La testimonianza che qui si riedita, pur nei suoi contingenti limiti documentari, offre un interessante e autorevole, quanto purtroppo non altrimenti confrontabile, spunto per una valutazione diversa e cronologicamente più precisa, quanto intestimoniata, della "scomparsa" del grande testo iscritto del Foro di Veleia: la riutilizzazione delle lettere bronzee, del resto, ben si inserirebbe in una lunga e disgraziata tradizione locale di sottrazione e reimpiego coatto dei reperti metallici, cui solo il tempestivo intervento del canonico piacentino Giovanni Roncovieri aveva sottratto nel 1747 la Tabula alimentaria.
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