AGER VELEIAS
Rassegna di storia, civiltà e tradizioni classiche
Veleia

VARIA - martedì 22 aprile 2025

Eternità?
Eternità?

Eternità?
 
Nicola Criniti
 
 
"Ager Veleias", 20.07 (2025) [www.veleia.it]
 
 
 
«Noi siamo felici perché sappiamo che la nostra vita è breve» scriveva il compositore ceco Leoš Janácek, dopo aver assistito al dramma di Karel Capek L'affare Makropulos (1922), dedicato al taedium immortalitatis, alla pena angosciante e terribile di una vita senza termine e di una vecchiaia inesorabilmente mascherata e priva di coscienza. «… Anche ad un esame superficiale (il prolungamento indefinito della vita) si presenta come una estensione indefinita della noia in un contesto ecologicamente insostenibile» M. Ferraris).
Molta ricerca biomedica del XXI secolo è / sarà inevitabilmente rivolta allo studio e alla "cura" del processo d'invecchiamento (una malattia, secondo acclamati guru del nostro tempo, sulla scia — inconsapevole? — del celebre detto terenziano «senectus ipsast morbus / la vecchiaia è per sé stessa una malattia») e alla ricerca di possibili "eternità". E non è un caso che i superricchi del nostro tempo — il proprietario di Amazon, Jeff Bezos, il discusso responsabile del Department of Government Efficiency degli USA Elon Musk, … — vi investano tanti sforzi e tanto denaro.
Eppure, è l'anonimato la vera estinzione, decisiva e completa, dell'individualità personale, la condanna peggiore dell'uomo, non solo senescente o morente: «la vita dei morti, in effetti, è affidata alla memoria dei vivi» ricordava Cicerone ai suoi contemporanei.
Noi, donne e uomini del Duemila, sembriamo voler fuggire più o meno consciamente da questo "nulla", quando affidiamo il ricordo della nostra identità anagrafica e iconografica alla rete, in cimiteri digitali — tendenzialmente commerciali — di tele-tombe, illusi e fiduciosi di giungere a una «immortalità digitale», a una eterna memoria personale virtuale.
Verso la fine del nostro secolo, se non anche prima, Facebook, in misura minore Instagram e WhatsApp, saranno i più grandi cimiteri del mondo: l'esteso "World Virtual Cemetery" di Facebook è una comunità virtuale del lutto e della memoria dei defunti sempre più affollata, rassicurante in fondo per i vivi che — al riparo di una foto — evitano di confrontarsi col dolore.


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